COMPASSIONE… il metadone per i “tossici delle emozioni”…

 

Ciao! Mi chiamo THOR, sono un rottweiler speciale di poco più di 8 anni, sono un patatone, e oggi ti voglio parlare della compassione.

3 anni fa ho dovuto fare i conti con un osteosarcoma,  l’amputazione della mia zampa anteriore destra, della spalla e della scapola… ho fatto le chemio come voi umani, prendo una valanga di farmaci, ma sono ancora qui… a trarre il meglio dalla vita per il tempo che mi è concesso, e che grazie al mio pappo, alla mia mamma umana e al mio dottore preferito Fabio (sto bastardo che mi ha pure tolto le palle!) ha superato la migliore delle prospettive statistiche…

Ovviamente, a scrivere, è lo stronzo un po’ sadico, un po’ masochista e un po’ coglione che sta dietro a questa realtà… (il pappo di THOR) 

Sarcasmi a parte, (capirai se deciderai di proseguire con la lettura) con la complicità di una notte fastidiosa, figlia del caldo in camera, di alcuni pensieri “che non possono essere espressi liberamente”, e di un po’ di cocacola bevuta con la pizza a cena… che mi sono svegliato col piede sbagliato.

Ho fatto quello che “devo fare” come ogni mattina, ma invece di mettermi a lavorare sulle revisioni del libro che sto per pubblicare, eccomi qua…   Inizialmente intenzionato ad esprimermi attraverso un semplice post su fb/ig, mi son reso conto di volermi togliere qualche sassolino dalla scarpa.

Partiamo da alcune doverose premesse: non voglio elargire lezioni a nessuno!!!  …chi vuol cogliere lo faccia, chi vuole proseguire sulla sua strada, idem!  L’auspicio di cuore è che le prossime righe possano far breccia nella mente (e nel cuore) di qualcuno, e che ne possa essere tratto qualche spunto da cui innescare qualche piccolo ma importante cambiamento… possibilmente virtuoso.

THOR “non è triste”… ha quella faccia li!

Riguarda la foto di apertura articolo… fatto?  Quello è Thor a circa 2 anni di età, con uno dei mitici “ossi della Kong” in cui ficcarci crocche o premietti. Ognuno dei 3 rottweiler in questa casa è abituato a goderne per rilassarsi o per rimanere impegnato nei casi in cui i loro umani debbano uscire.

Lo vedi quel musone tenero?  E’ il tipico sguardo “da buono”, che tuttavia fa capolino a 56 kg di muscoli, in salute, fisicamente prestante come pochi, e che sa farsi voler bene da tutti nonostante qualche giornalista insulso si goda a dipingere questi cani come degli assassini latenti pronti ad impazzire dal nulla.

Lui, quella faccia, quell’espressione “che spezza” ce l’ha DA SEMPRE!

Se hai ben chiara questa fondamentale e primordiale premessa, andiamo avanti.

IO uso i social ANCHE per “esprimere eccessi emotivi”, ma non solo.

Come più o meno tutti, anch’io uso i social per esprimere emozioni. Ad esser pignoli (e sul linguaggio lo sono più di quanto possa sembrare) per  condividere e “abbassare i picchi emotivi” in cui mi ritrovo esposto.

Ogni essere umano è più o meno suscettibile alle emozioni. Alcuni vi si fanno guidare “ciecamente”, altri le soffocano, qualcuno le rifugge totalmente. Personalmente cerco di vivermele con pienezza, ma non lascio “quasi mai” il timone della mia nave in mano della “loro potenza”… quanto meno NON senza la supervisione razionale.

Gli ultimi 3 anni della mia vita ti confesso essere stati una continua e smodata corsa sulle montagne russe delle emozioni… Intendiamoci: io AMO quel tipo di giostra,  ma mi sono spesso chiesto chi cazzo sia ad averle progettate, e chi sia quel pazzo furioso che le gestisca! Il karma, il Signore, il destino, il Cosmo… non lo so, ma ti posso assicurare che si è trattato di esperienze “per Cuori forti”! (purtroppo decisamente orientate in una direzione che, da sani di mente, si preferirebbe non vivere…)

Chiaro quindi che i social, facendo comunque parte anche della mia quotidianità, hanno assunto le fattezze di una sorta di finestra da cui ho “scelto” di rendere visibile una parte di “cazzi miei”.

Ribadisco: “ho scelto”, e ne sono perfettamente consapevole. Detto questo, mi sono reso oltremodo conto che per qualcuno, sono proprio i social “la vita vera”, di cui l’esistenza reale è al massimo ciò che si può scorgere da piccole, anguste finestrelle con le inferriate!

Di base sono una persona che si fa i cazzi suoi e si comporta di conseguenza nei confronti degli altri… Quando tuttavia, dallo spiraglio attraverso cui lascio intravedere della mia vita, mi accorgo che qualcuno “inizia ad editare un proprio vangelo” di cui è divino sceneggiatore ed inizia ad infilarsi e “spiegarmi” quello che sto vivendo… beh… per un po’ tollero, ma poi “equalizzo” velocemente la situazione.

Questa persuasione per cui  si debba tollerare qualsiasi rottura di cazzo, trovo che sia sintomo di scarsa intelligenza e di una certa affinità inconsapevole di chi è intimamente avezzo alla prepotenza. Chi cerca del sadomasochismo autentico, è in “quelle persone li” che lo può trovare… non certo in chi vive in totale franchezza indipendentemente dal fatto che questo faccia comodo o meno…

Sfogare i propri eccessi emotivi NON SIGNIFICA SAPERLI GESTIRE!

La gestione degli stati emotivi è senza dubbio uno degli argomenti privilegiati ed oggetto dei miei studi. Sono sempre stato intimamente affascinato dall’argomento, e il fatto che le persone vivano mediamente in balia delle emozioni mi colpisce da quando ne ho memoria… Aggiungici che, occupandomi di insegnamento/apprendimento, si tratta comunque di un tema sensibile su cui “per etica” ancor prima che per professione, ho voluto sondare, indagare a fondo, e sviscerare per estrarne qualcosa di buono.

Per una mia innata curiosità, ma soprattutto per questioni pratiche, trovo insomma che saper gestire i propri stati emotivi  faccia una differenza ENORME in termini di risultati ottenibili non solo in fasi particolarmente difficili, ma anche nella vita di tutti i giorni.

Ne parlo nel libro sul caregiving a cui sto lavorando, ma anche da almeno 20 anni durante i corsi di gong fu che tengo nella scuola che ho fondato.

Una delle cose che continuano a colpirmi, è lo schiantarmi su una realtà che sembra cavalcare le epoche cambiando apparenze, ma preservando una sostanza “apparentemente immutabile”.  Nonostante lo sdoganamento di una mole sconfinata di “conoscenza”, la stragrande maggioranza delle persone con cui interagisco, continua a vivere in balia delle emozioni… come se fosse ipnotizzata da una sorta di “programma” di cui non percepisce limiti e pericoli.  

Ad esempio “c’è ancora una moltitudine di presunti dotti, inchiodati in convinzioni dicotomiche che le divide in positive e negative” … senza uno straccio di contesto e con un livello angosciante di consapevolezza.

A mo di robottino programmato, un esercito di individui fotocopia (ma con ruoli diversi), armeggia elargendo pillole di saggezza emotiva nello stesso istante in cui “nemmeno comprende le basi di ciò che rappresentino veramente”.

Un po’ paradossale, ma che ti posso dire… contenti loro…

Il nocciolo della questione…

Tutto sto pippone di prefazione per sottolineare che “capisco quasi sempre” le persone con cui interagisco. La cosa purtroppo è raramente corrisposta, e  “con qualcuno preferirei EVITARE possibilmente di interagirci”. Ma non per supponenza, semplicemente  per non dover fare i conti con la solita, pedante tendenza a “volermi dire o spiegare tra le righe” cosa o come dovrei agire! …o nel dovermi raccontare la mia vita invece che ascoltarla!  (Rigorosamente ad immagine e somiglianza di ciò che CREDE GIUSTO il mio interlocutore!)

Questa presunzione latente, mi disturba, e non sempre ho voglia di “trattarla con delicatezza”… Talvolta vorrei sentirmi libero di uscirmene con tutta la mia naturale veemenza diretta e franca fino al midollo. Ma potendo, evito di “uscire il demonio” e lascio correre… purché non si calchi troppo la mano.

Nel set di credenze di questi minus habens in preda a qualsiasi forma emotiva, c’è quella “odiosa” di essere nella posizione di poter divinamente sentenziare su ciò che non solo non capiscono, ma di cui non frega cazzi nemmeno di capire! Un po’ come se si sentissero “degli dei” con la verità assoluta tra le mani, quando invece si tratta di “diversamente normocefali”,  la cui struttura mentale è ricolma di convinzioni stereotipate e mediamente incardinate su sto cazzo di compassione!!!

COMPASSIONE? …facciamo a capirci una volta per tutte!

La compassione (dal latino cum patior – soffro con – e dal greco συμπἀθεια , sym patheia – “simpatia”, provare emozioni con..) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui desiderando di alleviarla.

Dopo un’estenuante e difficilissima ricerca in rete durata almeno 2 secondi, su wikipedia trovi qualche info di cui ho riportato le 2 righe qui sopra. (cliccandoci verrai reindirizzato alla pagina completa)

Detto fuori dai denti: mi sono trovato a discuterne anche “con relatori di corsi in cui si presumeva di insegnare a gestire le emozioni” e che ne sapevano “ben al di sopra della media”… per cui non è che mi aspetti chissà quale eccelsa dimostrazione di competenza o consapevolezza da parte di persone che vivono da automa… chiaro?

Ma se tu che leggi hai un pizzico di sale in zucca, ti chiedo di “ragionare” sul significato di quello che hai appena letto…

E’ un “sentimento” per il quale un individuo percepisce emozionalmente “la sofferenza altrui” DESIDERANDO DI ALLEVIARLA…

  1. Si tratta di un sentimento… non di un’emozione!!
  2. Percezione emotiva della sofferenza altrui… ergo: “vedo una persona, di cui IO PERCEPISCO una sofferenza, ed agisco col desiderio di alleviarla”… CON QUALE REALE INTENZIONE DI PRECISO?!? Alleviare la sofferenza di chi osservo…? …o quella mia di osservatore?!?

Quando si parla di “percezione”, la cosa buffa è che si sta parlando della “rappresentazione interiore che ognuno di noi ha della realtà”!   La mitica “mappa” personale del territorio su cui qualcuno c’ha fatto qualche centinaio di migliaia di euro facendo corsi, seminari e serate a tema…

La percezione è SEMPRE QUALCOSA DI NOSTRO. PUNTO.

Gli unici casi (eccezionali) in cui esiste una particolare affinità e aderenza tra mappa e territorio, è in quelle persone dotate di un livello di consapevolezza molto alto, e che al cospetto di altri individui riescono a rimanere sintonizzati sul piano emotivo  “empatizzando”(“provando la stessa emozione di chi hanno davanti”… senza aggiungere “pathos” personale e con la propria mente!)

Chi non ci riesce e “agisce in preda alla compassione”, fa danni 99 volte su 100… e in quell’1% diverso, c’è semplicemente lo zampino della fortuna o di qualcuno “che si è fatto carico di sistemare veramente”!

Negli ultimi lustri si è fatta una gran confusione tra EMPATIA e COMPASSIONE… percepite (a torto) come sinonimi.

NON LO SONO, e anzi, rivelano personalità per certi versi “antitetiche”, oltre ad azioni completamente diverse (da cui RISULTATI COMPLETAMENTE DIVERSI)…

Ora ripeti con me:

LA COMPASSIONE è un SENTIMENTO… L’EMPATIA invece è un’EMOZIONE.

LA COMPASSIONE focalizza la “percezione di chi osserva” sulla sofferenza altrui, aggiungendoci pathos personale.

L’EMPATIA permette di provare l’emozione che prova l’osservato, SENZA NULLA AGGIUNGERE, E SOPRATTUTTO CON QUALSIASI TIPO DI EMOZIONE IN ATTO!!! (Non solo quelle considerate NEGATIVE dai cazzocefali che insistono ad etichettarle in modo dicotomico!)

La verità nascosta…

Ma allora, tutte la storia dell’ammmore compassionevole, della compassione buddhista etc etc?

Personalmente?   Una fantastica, immensa e puzzolente “montagna di cacca”… un cumulo di convinzioni mai sondate in modo critico, ed abbracciate per partito partito preso vestendosi spesso persino da “paladini della crescita personale e guerrieri di luce”…

Lo so… sono proprio stronzo!  (l’avevo premesso ad inizio articolo, ricordi?)

Questa mattina sono anche “vagamente ispirato” e ti snocciolo pure la questione “sottostante”…

Cosa frulla quindi nella mente dei “compassionevoli paladini in preda alle emozioni”?

In realtà è piuttosto semplice: da una parte c’è una netta prevalenza di un “equilibrio personale” tarato sul “cuore first”. (ne parlo nell’articolo che trovi QUI)   Ipersemplificando… si tratta di un paradigma MENTE, CUORE, CORPO tutto occidentale, in cui c’ha messo il sapiente zampino la religione, insegnando a considerare il corpo come “un mezzo banalmente da utilizzare e sacrificare nella frustrazione”, e dove la “mente è una sorta di nemico che mente e che inganna”… (specialmente, buttavano, in chi crede molto più di quel che capisce!)… il CUORE, invece che rappresentare “il mediatore tra questi due riferimenti umani”, viene messo posto “in testa” a qualsiasi forma di pensiero ed azione. 

Insomma: un po’ come prendere il figlio di una coppia, convincerlo che il padre è un bugiardo incorreggibile, la madre una peccatrice delle carni, e poi metterlo ad insegnare un’amorevole educazione pedagogica!  (a lo si fa da quasi 2000 anni?).  

Queste amorevoli e illuminate persone, tarano la propria vita “partendo dalle emozioni”. Peccato che manco abbiano capito cosa siano realmente, che cosa le inneschi, le confondano con i sentimenti, e non abbiano la minima idea di cosa sia realmente “la percezione” in relazione alla realtà in cui siamo immersi.

Così, quando incappano in qualche creatura “di cui percepiscono” una sofferenza, mica vorrai che si mettano ad indagare e verificare se questa sia effettivamente vera e di chi osservano… o magari sia frutto della propria mente! Semplicemente provano una sensazione angosciante che coinvolge più o meno tutto il ventaglio delle cosiddette “emozioni negative” (rabbia, tristezza, paura), e vi reagiscono come sono abituate a fare: vestendosi da “capitan compassione” e lanciandosi nelle sue proverbiali missioni per “eliminare la la fonte presunta di quell’inaccettabile disagio”.

In realtà molto raramente si tratta di persone anche “empatiche”, ma anche lo fossero, quel cavolo di software “aggiungi pathos”, comunque generebbe un surplus di sofferenza proveniente dalla propria mente che ne distorcerebbe la percezione e condizionerebbe le azioni.

Ed è proprio qui l’inghippo: la spinta AD AGIRE per “eliminare la sofferenza che si prova”… quel desiderio scaturito dalla propria sensazione, figlia della propria percezione (ovvero, lo ribadisco: la ricostruzione interiore della realtà che si osserva) a cui si reagisce “di cuore” con tutto l’amore possibile. (o ciò che ci si è convinti rappresentare questa parola)

In parole povere, è tutto un MEGA PIPPONE MENTALE, che gioca una partita vinta in partenza con la propria razionalità, soffocata prepotentemente da ciò che si prova… (e che deriva più dalle proprie convinzioni che dalla realtà emotiva di chi si osserva!)

In alcuni casi, di empatia non ce n’è proprio… l’unica cosa ad esserci è un cumulo di convinzioni e di “programmi di vita” che vengono turbati dalle rotture di cazzo subentrate a causa dalle sofferenze altrui!

In queste persone, la COMPASSIONE è solamente un’utile maschera impiegata per “legittimarsi e percepirsi paradossalmente ricolmi di saggezza”, nel TOGLIERE A QUALSIASI COSTO LE “PROPRIE SOFFERENZE” proiettate su chi si osserva! Tant’è che qualcuno elimina proprio la persona, o la creatura, per cui prova quest’angosciante compassione!

C’hanno fatto un sacco di barzellette su questo atteggiamento “compassionevole”, in cui si poneva velocemente fine alle sofferenze di chi si osservava, “pur di cavarsi di dosso le proprie nel guardarlo”!!!

Ognuno, con se stesso “faccia come meglio crede” (finche non fa del male a nessuno!), ma abbia la delicatezza e l’intelligenza di non farlo nelle vite altrui… Ci sono persone in grado di guardare agli ostacoli della vita interpretandoli come qualcosa di affrontabile e superabile.  Valutandone i bilanci costi/benefici NON AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELLE PROPRIE CONVINZIONI, ma dalla realtà espressa da chi stanno osservando e aiutando!

Si tratta fondamentalmente di “rispetto”, ma di qualcosa che intercetta trasversalmente anche il proprio livello di consapevolezza, competenza, capacità, onestà intellettuale, coraggio, resilienza, e budget umano che si è intimamente disposti a mettere in gioco!

Conclusioni…


Ora guarda quest’altra foto…

E’ sempre Lui… THOR… giusto ieri… con il suo solito sguardo “che spacca a metà” chiunque sia vagamente sensibile!

In questa foto (ma anche in quella in testa all’articolo) sta scodinzolando alla grande… è sempre stato uno scodinzolone e lo è tuttora!

Cosa ci vedi? Tristezza? Sofferenza? Apatia?

Qualsiasi cosa ci vedi, “è roba tua”!!! Un condensato di processi interni tuoi, che ti fanno percepire una realtà rappresentata “con parametri tuoi” legati al significato che sei abituato a dare a ciò che vedi.

La verità è che guardando uno dei miei post e leggendo la didascalia in cui riporto la situazione che stiamo attraversando, ci sono DUE VERITA’ che possono emergere:

  1. La nostra che lo stiamo vivendo realmente… il messaggio che voglio far passare è: “guarda qua… nonostante tutte le indiscutibili rotture di cazzo” siamo ancora qui che scodinzoliamo sereni e ci godiamo quello che la vita ci concede”.
  2. Quella di chi vede il suo sguardo, legge di “piodermite” (senza manco chiedere a google di che si tratta), vede la zampotta gonfia di un cane tripode che ha affrontato il cancro, immaginandosi uno scenario traboccante di sofferenza, in cui THOR ha quella faccia li in preda alla tristezza che nell’osservatore evoca l’immagine dei suonatori rassegnati sul Titanic mentre affonda!

Volerne aver ragione sulla realtà, è qualcosa di fastidioso da vivere per chiunque sia orientato all’affrontare i problemi tirandone fuori il meglio e si ritrovi bombardato da chi invece “opta per l’abbracciarsi e annegare insieme” come unica via risolutiva… ma è anche qualcosa di pericoloso da attuare! Perchè comunque i cani (quelli si) risentono molto dello stato emotivo dei loro umani di riferimento… per non parlare di quello che accade “tra soli umani”, in cui si rischia di percepire una realtà senza prospettive decenti e venirne influenzati da chi “ha l’insolenza di credere paradossalmente di aiutare”!!   (ma qui la chiudo, perché stiamo parlando di cani… e per fortuna, pur essendo suscettibili agli stati emotivi, non lo sono ai pipponi mentali dei loro umani!)

A nessuno “piace annegare nelle sensazioni fastidiose”, ma saper distinguere correttamente se queste siano frutto della realtà osservata, o della rappresentazione interna che ne costruiamo fa una grande differenza! Saper discernere tra “empatia” e compassione, a maggior ragione!

Quello che ci siamo giocati in questi quasi 3 anni di partita con il cancro osseo che ha colpito il nostro pelosone, è qualcosa che può essere “chiesto ed ascoltato”… che sappiamo io, la sua mamma umana, e il suo amato dottore…  I frammenti di esperienza pubblicati sui social ne sono qualche granello di sabbia rispetto alla distesa sconfinata del deserto del Sahara… e trarne conclusioni “proprie”, facendole vincere con la realtà dei diretti interessati, che piaccia o meno è una forma camaleontica di “prepotenza”.

Nulla mi da più fastidio di questo atteggiamento, che in questi anni si è rivelato qualcosa da cui dover proteggere sia THOR che mio padre, mentre un esercito di mummie decerebrate “soddisfava il proprio insano bisogno di annegare per amore”…

Quando “da una foto” parte un pippone mentale che ci pervade di una tristezza o paura profonda di cui non riusciamo a collocare la sorgente con chiarezza, sarebbe utile fermarsi un attimo e concedersi qualche riflessione. Soprattutto se nella vita reale “ci crea qualche problemuccio gestionale di troppo”!

Reagire di impulso con decisioni in cui non viene mai minimamente preso in considerazione il prezzo da pagare in termini di rimpianto o rimorso sul medio/lungo termine… NON E’ UNA FORMA INCOMPRESA DI SAGGEZZA!   E’ da coglioni!  (si, quel coglione che si percepisce in chi si osserva, che dimostra quanto era fattibile fare, e su cui si esprimono sentenze figlie esclusive dei propri pregiudizi con l’unico intento di alleviare il sentirsi, forse, un po’ meno cacchina! Specie se si tende a sbruffonare un po’ troppo con farina NON del proprio sacco…)

Se nella propria esistenza non si vuole mettere razionalmente a bilancio la sofferenza reale e quella “generata dalle azioni per compassione”… son problemi propri!  

… forse, ma è una semplice ipotesi, sarebbe il caso di “fare silenzio” e chiedere… ascoltare e “cogliere” da chi i problemi li affronta senza fuggire… mangiando la merda che comporta tale decisione, con umiltà, dedizione e nella direzione di qualsiasi soluzione possibile… 

Vestirsi da impavido difensore della vita cavandosi dal cazzo il peso di sofferenze o disagi “spesso più nella propria mente che nella realtà”, ammesso e non concesso che possa ingannare qualcuno da fuori, NON INGANNERA’ LA PROPRIA COSCIENZA… con cui si sarà costretti a prendere costantemente le distanze per il resto della propria esistenza.

Ergo, tu che non sei intimamente disposto a farti carico del prezzo economico, emotivo, psicologico, di energie e tempo che richiede “il prendersi cura di qualcuno che ha perso parte della propria qualità di vita o indipendenza”, non rompere il cazzo con la tua soffocante compassione… 

Stai sbagliando persona, contesto e momento (questa è facile! …perchè non esiste un momento giusto per cagarmi il cazzo con i tuoi “eroici proseliti a base di commiserazione”).

Quando qualcuno “fa qualcosa che tu non sei in grado o hai deciso di non fare”, e sta nuotando in un mare di merda con estrema dignità e serenità nonostante le difficoltà, “e senza chiedere A TE di pagare parte di quel prezzo”, non infilarti a cazzo con la tua mentalità “inutile e che tira a fondo”… le decisioni che prendono le persone come me, non hanno nulla a che vedere con le tue…! 

E non avere dubbi: “non è che AMO nuotare nella merda”… a volte è semplicemente la vita che ti ci ficca dentro, e ci pensa già la stanchezza a sedurti con “la tentazione di porre fine alle sofferenze lasciandosi andare a fondo”… senza LA VOSTRA PESANTE E COMPASSIONEVOLE ZAVORRA!

Per come la vedo io, ritrovandosi nella merda, si deve “nuotare” e cercare di uscirci velocemente… talvolta, è sufficiente “galleggiarci”, e qualora non sia possibile uscirne, se si è in grado di apprezzare ciò che di buono si può vivere anche da quella posizione… CHE PROBLEMA VI DA A VOI?!?

E non lo dico con la supponenza o la presunzione di chi è intimamente persuaso di “essere meglio di chi osserva”… tuttavia, visto che lo sport prevede la distinzione tra emozioni positive e negative: non sono certo io quello “ad insistere con sentimenti a base di tristezza, paura e sconforto”… casomai  incoraggio e ti sostengo.

Essendo perfettamente consapevole che nessuno può dare agli altri qualcosa che non possiede per primo, non mi aspetto che tutti possano interagire in questo modo… mi aspetto invece che “non mi venga cagato il cazzo”!!!

La tristezza e la sofferenza che “vedi in quello sguardo” è qualcosa che prende vita nella tua testolina a causa della tua affinità con la compassione… e quando insisti nel volerne aver ragione ad ogni costo, dimostri di essere una sorta di drogato delle emozioni, che non comprendi, subisci e da cui dipendi reagendovi in un modo che – a conti fatti-  ti sarà costato infinitamente più del prezzo che avresti pagato imparando a gestirti in modo più proficuo… magari anche prendendo in considerazione il punto di vista di chi riesce a farlo, e che critichi più o meno velatamente…

Ora riguarda la foto iniziale e quella qui sopra… la vedi la stessa identica espressione di questa creatura meravigliosa?!?

Il resto è “fuffa tutta tua”… figlia dal “sapere che la situazione che sta vivendo comporta il dover fare i conti con limiti, sofferenze e difficoltà di vario genere”… che leggi perchè ne parlo nelle didascalie dei post, ma di cui non comprendi il reale significato… o forse proprio perchè si tratta di quel tipo di ostacoli che “tu evidentemente non sei in grado di affrontare in modo funzionale”, o che ritieni che non “valgano la pena di essere affrontati”!

E qui casca l’asino:

La questione è proprio questa!!! Dietro alla compassione “abbracciata, coltivata e difesa a spada tratta”, non c’è solo un’incapacità gestionale dei propri stati emotivi, ma “un cazzo di alibi al fatto che non si è disposti a pagare il prezzo per fare ciò che è possibile fare… perchè, in fondo, si ritiene intimamente che NON NE VALGA LA PENA”.

 Lo so… mi sono rivelato ancora una volta uno stronzo… ma la differenza tra questo stronzo e chi armato di compassione mette il becco più o meno inconsapevolmente nella mia vita, reagendo a qualche post del cazzo sui social, è che i fatti con cui sto parlando nella vita reale, smascherano quella verità da cui qualcuno ha bisogno di  fuggire… That’s it!

Fermo restando, lo ripeto ancora una volta, che “a casa sua uno prende le decisioni come ritiene opportuno”… a me infastidisce (e non poco) che “vedendo qualcosa che si può fare E FACCIO”, si intervenga con discorsi “vagamente pretenziosi”, il cui sapore è un po’ troppo “ma cosa cazzo fai?!? non è ora che la smetti di farlo soffrire”?!?  …anche se in realtà, tra le righe ci leggo: “il fatto che tu faccia questo, rivela inesorabilmente le mie carenze umane nei tuoi confronti”… (eh… che ci posso fa?!?)

A parte il farmi cadere umanamente i coglioni… selezionare esclusivamente “le immagini” che confermano pipponi pieni di paure, tristezza e sensi di colpa personalissimi”, ignorando che hanno gran poco a che vedere con la realtà che c’è dietro, e MOLTO con ciò che frulla nella testa di chi osserva… non è che sia qualcosa di cui andare fieri o vantarsi… 

…come non lo è affatto l’elargirmi pareri personali MAI RICHIESTI  ed ignorare sistematicamente la sincerità e la franchezza con cui sono paradossalmente disposto ad aprire le porte sulla mia vita personale (anche perchè i CONSIGLI li cerco solo da 2 tipi di persone: 1) chi è già passato da quello che sto vivendo e l’ha affrontato in modo ottimale;  2) chi sull’argomento ne sa molto di più di me… e nessun presuntuoso è tra questi! ;P)

Non sono né folle, ne masochista, ne un sadico “alla SEVEN” che si ostina a tenere in vita una creatura per vederlo soffrire!    E chi ha dubbi di questo tipo, dovrebbe far pace con il cervello o prendere le distanze dal sottoscritto… perché non sempre sono disposto a tollerare certe stoltezze o mancanze… a volte mi girano le palle per motivi miei, e semplicemente “provo un gran desiderio di rimandare al mittente” un po’ di quella immondizia emotiva di cui riempie sapientemente la propria esistenza, e con leggerezza l’ha riversata sulla persona sbagliata scambiandola per un vater!

Chi ambisce ad essere un sanitario in porcellana per il resto mondo, lo faccia pure… ma non confonda “la sua missione” con un “obbligo sottinteso nei suoi confronti da parte degli altri”!

La COMPASSIONE è un sentimento che si rivela UTILE solamente quando non c’è nulla di pratico che si possa fare nella direzione dell’affrontare o superare un problema… non a caso ESISTONO le famigerate “cure compassionevoli”…

Io sono uno di quelli che vi ricorre esclusivamente quando in chi assisto viene a mancare “il senso” o la volontà di vivere… non certo quando il prezzo da pagare per assisterlo, mi costringe a rinunciare a qualche aperitivo o alle ferie o al vestito/telefono nuovo…

Penso personalmente che in ambito veterinario “sia stata sdoganata” un’eutanasia discutibile, un po’ troppo facile quando non becera e all’insegna della “legittima deresponsabilizzazione”… un bel parafulmine per chi “non ha intimamente cazzi per sbattersi un po’ e rinunciare a qualche benefit personale pur di aiutare una creatura in difficolta (e che sostiene di amare)”.

Lo so… vedere alcuni risultati “fa tirare il culo” e obbliga a fare i conti con quella parte di coscienza che da “buoni Pinocchio si snobba spesso su quel fastidioso grillo parlante”… ma interpretarli a cazzo, e volerne aver ragione con chi vi è coinvolto direttamente, rompe veramente i coglioni. Lo dico di cuore 😀

Ps. La compassione è il metadone dei tossici emotivi che PER MOTIVI LORO “non riescono ad uscire dal tunnel”… Le persone sane, provano empatia, entrano in punta di piedi nella vita degli altri per rispetto, e se intelligenti, prestano attenzione dando valore a quei risultati che qualcun altro ha saputo produrre… magari “cogliendo una lezione o imparando”… non ci vomitano sopra un’accozzaglia di emozioni che tra l’atro considerano NEGATIVE, pur di “camuffare le prove della propria pochezza”…  

 

Tanto dovevo… 😉

 

 

 

– Sergio –

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